Ragade anale
La ragade anale è una piccola ferita, una lacerazione o fissurazione della mucosa del canale anale e dell’anoderma, la parte più esterna dell’ano. Spesso causata dal passaggio di feci dure e grandi, o da traumatismi di altro genere. Può colpire uomini e donne, giovani o anziani.
Possiamo distinguerla in:
- Ragade anale acuta (se presente da < 6 settimane), caratterizzata soprattutto da dolore oltre che sanguinamento e prurito
- Ragade anale cronica (se > 6 settimane)
- Ragade anale primaria, se presente come patologia a sé stante
- Ragade anale secondaria, se dovuta ad altra condizione come spesso le IBD ovvero le malattie infiammatorie croniche intestinali, il tumore dell’ano o le malattie sessualmente trasmissibili (HIV, sifilide, herpes, ecc…)
I sintomi
- Il sintomo tipico della ragade anale è il dolore insopportabile. Solitamente si tratta di un dolore acuto durante la defecazione, e che permane per diverso tempo dopo la defecazione, spesso associato a tracce di sangue rosso vivo nelle feci o sulla carta igienica.
- Altri sintomi sono il bruciore anale, causato dal passaggio delle feci che, a contatto con la ferita, determinano una irritazione locale, e il prurito anale, per l’irritazione della cute perianale causato dalla fuoriuscita di minime quantità di muco. Talvolta si associa la presenza di un piccolo nodulo esternamente sulla cute perianale.
Le cause
Le cause più frequenti di ragadi anali sono rappresentate da:
- passaggio di feci dure e voluminose;
- stipsi con successivo eccessivo sforzo evacuativo;
- gravidanza (soprattutto oltre la 29° settimana) e lo sforzo del parto;
- diarrea cronica;
- sindrome da ostruita defecazione (per prolasso o altro)
- proctiti e infiammazione dell’anoderma per IBD
- tumore dell’ano;
- HIV;
- rapporti sessuali di tipo anale;
- infezioni a trasmissione sessuale (HPV, sifilide, herpes, clamidia, ecc..).
Spesso un ipertono sfinteriale ovvero una tensione maggiore prodotta dallo sfintere anale, rende il canale più suscettibile a lesioni. La maggiore pressione nel canale anale può anche limitare l’afflusso di sangue all’ano, e un minore afflusso di sangue impedisce la guarigione, rendendo più difficile l’autocicatrizzazione della ragade. Ogni volta che si defeca, inoltre, il tessuto già compromesso viene ulteriormente danneggiato. L’aumento della pressione anale conduce alla riduzione dell’apporto di sangue: questa micro “ischemia” causa uno spasmo dello sfintere, ovvero una contrazione stretta e dolorosa, durante la defecazione, che provoca quindi dolore e un’ulteriore diminuzione dell’apporto si sangue. Si tratta spesso quindi di un circolo vizioso.
La diagnosi
La conferma diagnostica viene fatta dallo specialista proctologo attraverso una adeguata anamnesi e una visita proctologica, comprensiva di ispezione della cute perianale ed esplorazione rettale.
Talvolta possono essere utili alcune indagini aggiuntive: l’anoscopia/rettoscopia, per visualizzare più internamente la lesione e la sua localizzazione, la manometria ano-rettale per valutare l’ipertono dello sfintere anale, la colonscopia nei casi di sospetto di ragadi secondarie a patologia neoplastica, oltre ad eventuali ulteriori accertamenti nei casi si sospettino altre cause primarie.
Spesso il sanguinamento anale può essere causato da disturbi diversi. Oltre che alla ragade infatti, anche emorroidi, polipi, diverticoli o neoplasie possono esserne la causa. È fondamentale quindi escludere che possa esserci qualcosa di più grave di una semplice ragade.
La cura
È graduale, partendo da modifiche dello stile di vita fino all’intervento come ultima soluzione.
Nella maggior parte dei casi, le ragadi anali guariscono in qualche settimana adottando alcune precauzioni come:
- aumentare le fibre nell’alimentazione ed evitare cibi irritanti;
- aumentare l’introio di acqua, così da ammorbidire le feci e facilitare il transito intestinale;
- effettuare lavaggi locali in acqua tiepida, in modo da aiutare lo sfintere a rilassarsi.
Talvolta è però necessario iniziare una terapia medica, con farmaci da applicare a livello topico. È bene chiarire che non esiste una pomata unica e buona per tutti e spesso è necessario effettuare terapia con i dilatatori anali. Solo in caso di fallimento della terapia medica va preso in considerazione il trattamento chirurgico (la sfinterotomia laterale interna, l’anoplastica o l’asportazione con relativa plastica). Il decorso post-operatorio è molto variabile.
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